Ritorno al padre

Per stile e contenuti, la «proposta alla coscienza cristiana in favore della vita e della famiglia», di Antonello Vanni (Nastro Editore), si colloca con forza al centro dell’attualissimo dibattito sui grandi temi della bioetica, della verità della vita, dalle sue origini al suo crepuscolo, sul significato delle relazioni famigliari e delle identità sessuali. Un dibattito che, ancor più dello «scontro di civiltà», sta risvegliando un Occidente “impagliato” – per riprendere la precisa indicazione del Patriarca Angelo Scola – dal suo piacevole e dannato torpore. Un risveglio brusco, certo, per la difficoltà di ammettere il fallimento della promessa tecnicista di neutralizzare il confronto politico: i grandi temi della vita, della sua origine (perciò della sua meta), della certezza delle identità, riemergono con vigore sull’onda delle istanze secolarizzanti lo spazio pubblico, come forze elementari scatenate da violenze titaniche. Ecco allora che s’indebolisce l’illusione del richiamo ad una vana coscienza individuale, sempre più fragile scudo con cui difendersi dalla chiamata della realtà delle cose.

Ecco allora la sempre più angosciosa ed idolatrica ricerca di valori, morali ed etiche per orientarsi nel deserto delle infinite possibilità e comodità.

Ma le stelle stanno in Cielo, e ciò di cui necessita l’uomo sono fondamenti simbolici forti capaci di gerarchizzare le azioni personali e sociali, i valori (la cui forma è Altrove).

In questo volume Antonello Vanni ha metodologicamente accolto e sviluppato la convinzione affermata, tra gli altri, da Angelo Scola e dal Filosofo morale Vittorio Possenti: la salvezza dell’uomo non è questione morale, ma di verità. La felicità dell’uomo (la sua libertà) è lealtà alla sua condizione. La sua energia, la sua forza, corrisponde al riconoscimento della sua casa. E ritornare a casa, per l’uomo della civiltà occidentale e cristiana prima degli altri, significa innanzitutto ritornare al Padre.

La coraggiosa riflessione dell’Autore sulla relazione tra «il padre e la vita nascente», si configura dunque come sostegno “radicale” alla cultura della vita. Approfondendo le prospettive di ricerca aperte dal Documento per il padre ( www.claudio-rise.it/comunicato.htm) sottoscritto e pubblicato, su iniziativa dello studioso Claudio Risé, nel dicembre del 2001 da un gruppo di docenti universitari, scienziati, giornalisti e professionisti, Vanni si rivolge innanzitutto alla coscienza cristiana – che nella relazione del Padre con il Figlio ha individuato il fondamento della Civiltà d’Amore –, inquadrando rigorosamente nel Magistero Cattolico, e particolarmente nell’apostolato di Giovanni Paolo II, la necessità di una nuova responsabilizzazione della paternità rispetto alla sacralità della vita concepita.

Con un pensiero fortemente radicato nell’antropologia cristiana, in tutta la sua straordinaria ricchezza simbolica troppo spesso sottovalutata dagli stessi credenti, lo Scrittore invita a superare i cinismi e le menzogne ideologiche che hanno oscurato il ruolo procreativo paterno, misconoscendone il valore ed il significato, anche attraverso leggi di Stato (in primo luogo la 194/78) decisamente diseducative prima ancora che mortifere. Numerose e meritevoli di grande attenzione sono le concrete proposte rivolte da Antonello Vanni agli educatori, ai Consultori familiari, ai Centri di aiuto alla vita, ai Comitati di Bioetica. Tutte miranti ad un rafforzamento degli strumenti di difesa della vita nascente, dell’unità famigliare e della consapevolezza del profondo legame fra paternità, esperienza religiosa e dimensione sociale dell’essere umano.

Recensione a cura di Paolo Marcon

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