La solitudine

Spesso capita durante discussioni diverse che il proprio interlocutore esordisca con frasi tipo “và abbastanza bene a parte la solitudine che a volte mi pesa”. Spesso capita che in tali situazioni non si voglia approfondire l’argomento e con scuse variegate ci defiliamo dai problemi altrui. Forse il disagio di molte persone anziane e non, amiche o conoscenti si allevierebbe con la disponibilità ad ascoltare essere più partecipi di un male a cui nemmeno noi siamo esenti. La solitudine è il tarlo che corrode l’anima, toglie l’essenza del comunicare, la speranza del domani. La solitudine è una parte do noi che si chiude al mondo che ci circonda e che ci porta alla disperazione. Per ascoltare basta avere cuore, uno scambio di parole può infondere coraggio, un caffé bevuto insieme, una borsa della spesa portata al quarto piano, una gentilezza, un passaggio in macchina, una cortesia, un arrivederci, un saluto con un abbraccio e via via tante altre piccole attenzioni sono necessarie per ossigenare la nostra coscienza. Una coscienza che la società moderna ha atrofizzato portando ad amare più la giovinezza che la maturità, ma non ascoltare la coscienza fa perdere la misura dei confronti. A scuola quattro più quattro fanno otto, nella vita però fanno quasi sempre sette se si deve dare; se si deve ricevere invece fanno undici. Basterebbe invece un po’ di buona volontà, un po’ d’amore verso il prossimo, quel prossimo che anche noi diverremo, basterebbe un piccolo sforzo per capire il vicino e la vita diverrebbe un piacere e accenderebbe nell’altro una luce di speranza, perché sperare vuol dire creare, mentre disperare è già distruggere, e chi spera annienta lo sconforto. Adoperare la saggezza per donare fiducia a chi non la possiede è la migliore qualità della vecchiaia e il miglior modo per non invecchiare è non avere nemmeno il tempo per accorgersene.

Loredana Capellaro

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