Serbia e Balcani “a pieno titolo nell’Europa”

Giuseppe Manzo

L’Ambasciatore d’Italia a Belgrado: “Per il nostro Paese è un traguardo storico la Conferenza Intergovernativa del 21 gennaio a Bruxelles: l’avvio dei negoziati di adesione della Serbia nella UE”

manzo“Siamo una comunità, siamo un popolo, non siamo un’espressione geografica o un punto su google map”.
Così, a luglio, il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, descriveva con grande efficacia al Parlamento Europeo quell’Europa che l’Italia ha contribuito a fondare più di mezzo secolo fa. Ebbene, di questa comunità i Balcani e la Serbia fanno parte a pieno titolo, al punto da poter affermare che il progetto originario di Europa immaginato dai “padri fondatori” sarà compiuto quando anche questa regione si riunirà ad essa. È per questo che l’Italia – cento anni dopo la Grande Guerra che ha diviso l’Europa nel sangue – considera un traguardo “storico” la Conferenza Intergovernativa svoltasi il 21 gennaio scorso a Bruxelles per l’avvio dei negoziati di adesione della Serbia all’Unione Europea. E lo ha testimoniato al più alto livello la visita che, proprio nel mese di apertura della nostra Presidenza della UE, l’allora Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha deciso di effettuare a Belgrado e nelle altre capitali della regione.
In maniera assolutamente bipartisan, con il sostegno delle diverse formazioni parlamentari e degli Esecutivi succedutisi in questi anni, è un traguardo cui l’Italia ha contribuito in maniera determinante nel ruolo di sostenitore, a Bruxelles, del processo di allargamento a quest’area e a questo Paese, per noi (Italiani ed Europei) assolutamente prioritari. Si dice sempre che lo facciamo perché “i Balcani sono troppo vicini” per non essere una priorità. È vero, ma in Serbia (come negli altri Paesi della regione) questa frase, suscettibile di essere generica, si riempie di contenuti. Essi corrispondono a precisi interessi nazionali: innanzitutto, la sicurezza e la stabilità di una regione confinante che ancora mostra le ferite e i lasciti di un conflitto che l’ha insanguinata fino a pochi anni fa (pensiamo al Kosovo e alla Bosnia); in secondo luogo, le opportunità che la Serbia offre alle tantissime nostre imprese (sono già quasi 600) in cerca di occasioni di crescita, come testimoniano i 3,5 miliardi di euro di interscambio e i 2 miliardi di nostri investimenti.
Ma questo traguardo è, al tempo stesso, un punto di partenza per una Serbia in cammino verso l’Europa. La leadership politica serba lo ha capito e in questi due anni ha compiuto passi in avanti davvero importanti nel suo percorso di “riunione” con la famiglia europea: tra tutti, gli accordi di Bruxelles dell’aprile del 2013 sul dialogo Belgrado – Pristina.
Ma vi è un altro difficile percorso che la Serbia ha ora di fronte a sé: le riforme economiche e sociali che Belgrado, prima ancora che per soddisfare le richieste di Bruxelles, “deve” ai suoi cittadini e che non può più rinviare.
In questo, i Balcani, e la Serbia in particolare, sono, se possibile, ancora più vicini all’Italia e all’Europa, condividendone le priorità – occupazione, crescita e necessità di essere più vicini ai cittadini – che rappresentano i pilastri fondamentali del programma del Semestre di Presidenza italiana. Ed è per questo che durante il Semestre abbiamo deciso di “portare l’Europa in Serbia” organizzando – per la prima volta a Belgrado – una missione “sul terreno” dei 28 diplomatici dei Paesi membri UE che normalmente siedono a Bruxelles nel gruppo di lavoro sull’”allargamento”, competente a discutere e decidere sul percorso di adesione della Serbia.
Congratulazioni ad @uxilia, in conclusione, per aver colto l’attualità del tema dedicando a questa parte dell’Europa un intero numero di SocialNews.

Giuseppe Manzo
Ambasciatore d’Italia a Belgrado

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