Rublo svalutato, Russia in difficoltà. Ma le sanzioni costano anche a noi

di Angela Caporale

Colpite principalmente banche e società moscovite nei settori della Difesa e dell’Energia. Ma, per l’Italia, le mancate esportazioni causano danni per oltre 2 miliardi di euro

rubloÈ recentemente entrato in vigore un nuovo pacchetto di sanzioni promosse dall’Unione Europea contro la Russia. L’obiettivo è quello di fare pressione su Mosca affinché sia possibile giungere presto ad una soluzione pacifica nel conflitto che sta lentamente distruggendo l’Ucraina.
Le sanzioni decise dalla UE colpiscono principalmente banche e società dei settori della Difesa e dell’Energia, limitandone l’accesso al mercato europeo. Inoltre, 19 persone sono state aggiunte alla già lunga lista di coloro ai quali è vietato viaggiare liberamente in Europa ed i cui beni sono stati congelati. In pratica, finché le sanzioni resteranno in vigore, nessuna impresa europea può finanziare le cinque principali banche russe, né negoziare obbligazioni, azioni e altri titoli emessi dalle stesse banche, se la loro durata è superiore a 30 giorni. Gli effetti sono stati immediati sul valore del rublo: già nei primi giorni il tasso di scambio è precipitato ed oggi ci vogliono ben oltre 40 rubli per ogni dollaro. L’euro, invece, ha quasi toccato quota 60. Anche la borsa ha reagito negativamente, perdendo terreno sui titoli monetari ed in altri settori.
Mosca, naturalmente, non ha accettato l’iniziativa della UE: «… incomprensibile e inspiegabile sullo sfondo degli sforzi fatti dalla Russia nei giorni scorsi, come le iniziative di pace promosse dal presidente Vladimir Putin per fermare lo spargimento di sangue e raggiungere una soluzione pacifica del conflitto nell’Ucraina sud-orientale». Tuttavia, non si tratta di una mera battaglia politica priva di ripercussioni: le contro sanzioni promosse da Putin comprendono il divieto di importare alimentari occidentali ed hanno prodotto effetti tangibili anche nella vita quotidiana dei Russi. I prezzi di frutta e verdura sono saliti alle stelle, mentre i fornitori nazionali non hanno risorse sufficienti per sopperire al blocco delle importazioni. Il “made in Russia”
è spesso più caro e di minore qualità, in virtù di tecniche e strumenti spesso più arretrati rispetto a quelli dei vicini Stati europei. Per un normale cittadino, quindi, è diventato complicato anche solo fare la spesa.
Il meccanismo di sanzioni e contro-sanzioni esercita le sue conseguenze anche sull’Unione Europea. Secondo il Cremlino, il blocco del commercio agro-alimentare con la UE costerà ai Paesi esportatori diversi miliardi di dollari. L’Italia, il secondo partner commerciale della Russia in Europa, sta applicando fedelmente le indicazioni di Bruxelles, congelando i beni degli imprenditori russi presenti sulla lista. Secondo le prime stime, le sanzioni ci stanno costando circa 2 miliardi e mezzo di euro, una cifra considerevole per un’economia che annaspa in un lungo periodo di fragilità. Anziché stemperarsi, la tensione continua inesorabilmente a crescere, ed è quindi ipotizzabile un danno ancora maggiore se le sanzioni proseguiranno. Un danno economico, ma anche politico. Nonostante la tenuta, almeno formale e non sempre rispettata, del “cessate il fuoco” in Ucraina, le sanzioni rischiano di minare i già difficili rapporti diplomatici tra i due blocchi e di danneggiare gli accordi energetici.
L’Unione Europea ora si mostra più prudente ed ipotizza una riduzione o un’eliminazione totale dell’embargo. Tuttavia, emerge ancora una volta la sua debolezza strutturale in politica estera.
La mancanza di una forza di difesa e di una voce univoca che sancisca la posizione unitaria dell’Unione su una situazione spinosa come quella ucraina fa sì che le sanzioni economiche siano il solo strumento efficace di cui dispone per realizzare una qualche azione in politica estera. Rinunciare alle sanzioni significherebbe ammettere questa debolezza e, contemporaneamente, far mancare all’Ucraina un appoggio finora incondizionato. Alcuni osservatori ipotizzano che tutto resterà bloccato ancora per qualche settimana, nell’attesa – innanzitutto – di capire gli sviluppi delle elezioni parlamentari ucraine tenutesi a fine ottobre. La UE continuerà intanto a monitorare la situazione nel Donbass, con l’obiettivo di garantire la pace all’intera regione.

Angela Caporale
Caporedattrice di SocialNews

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