Riforme amministrative: tanti passi verso l’Europa

Jelena Jovičić

Il processo di adesione alla Ue ha comportato per Zagabria numerose modifiche al proprio assetto istituzionale

Dubrovnik con vista speciale sui tetti

Dubrovnik con vista speciale sui tetti

Nel corso degli ultimi vent’anni, la Repubblica di Croazia ha avviato una serie di riforme di carattere politico, economico ed istituzionale al fine di raggiungere i valori europei fondati sulla Democrazia e sul rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. In particolare, lo scoppio e le conseguenze delle guerre nell’ex-Jugoslavia, in seguito alla caduta del Muro di Berlino e al crollo del comunismo, hanno notevolmente contribuito ad aprirle le porte dell’Unione Europea.
Il suo progressivo avvicinamento alla “famiglia europea” inizia nell’ottobre del 2001 quando viene ratificato l’Accordo di stabilizzazione e di associazione con i Paesi membri [Gazzetta ufficiale L 26 del 28.01.2005]. Nel quadro del processo di armonizzazione con l’acquis communautaire (i principi giuridici UE ai quali i Paesi candidati devono uniformarsi), le clausole di condizionalità democratica apportate dall’Accordo richiamano l’impegno del Paese a rispettare lo Stato di diritto, attribuendo particolare importanza al suo consolidamento e al rafforzamento delle istituzioni a tutti i livelli dell’amministrazione in generale. Particolare riferimento viene dato alle autorità incaricate all’applicazione della legge e, soprattutto, all’apparato giudiziario (art. 75).
Lo sviluppo dell’amministrazione pubblica croata è stato influenzato dalle tradizioni giuridiche dei suoi vicini europei, in particolare Austria, Germania e Francia. Tuttavia, il fattore che ha inciso in modo più significativo e duraturo in questo campo è costituito dall’eredità del Governo socialista dell’ex-Jugoslavia. Durante tale esperienza, infatti, l’amministrazione era plasmata sul modello di governo autoritario.
Nel 1990, la Croazia ha adottato una nuova Costituzione. Essa detta alcuni principi fondamentali posti alla base del successivo sviluppo delle disposizioni in tema di diritti, doveri e tutela dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione: il principio di legalità nell’azione della pubblica amministrazione, l’effettività dei ricorsi giurisdizionali, il rispetto del diritto alla difesa e il principio di trasparenza. Con l’obiettivo di assicurare un’efficace protezione dei diritti e delle libertà dei cittadini, la Carta ha introdotto anche l’istituto del Pučki Pravobranitelj, il difensore civico, responsabile per la promozione dello Stato di diritto e dei principi di buona amministrazione.
Sul piano normativo, tuttavia, la Croazia non aveva ancora approvato il nuovo regolamento in tema di procedimento e giustizia amministrativa. La Legge sulla procedura amministrativa generale del 1956 e la Legge sulle controversie amministrative del 1977, due fra i principali strumenti di diritto amministrativo jugoslavo, sono rimasti in vigore in Croazia, rispettivamente, fino al 2010 e al 2012.
Nella prima verifica dei risultati conseguiti nel campo del diritto amministrativo, la Commissione ha rilevato, tra l’altro, che la legge sulla procedura amministrativa non è in piena conformità con gli standard europei e lo Stato di diritto [Croatia 2005 Progress Report, European Commission, COM (2005) 561 final, Brussels, 9 November 2005].
Nel marzo del 2008, il Governo croato ha legiferato, per la prima volta, la strategia per la riforma della P.A. In essa, tra l’altro, afferma che, nell’ambito dell’amministrazione, esistono dei principi che devono essere rispettati, nel senso che l’amministrazione rappresenta un servizio pubblico rivolto ai cittadini e non uno strumento di governo. La strategia mette in luce la necessità di un’armonizzazione con l’acquis attraverso l’adozione di nuove leggi. In questo senso, particolare importanza assume la promulgazione della nuova legge sul procedimento amministrativo, volto a rafforzare la tutela dei cittadini di fronte alla pubblica amministrazione e l’introduzione del principio di semplificazione amministrativa. Spinto dalla condizionalità europea, nel 2010, dopo più di cinquant’anni, il Parlamento croato (noto come Hrvatski Sabor) ha adottato la nuova legge sulla procedura amministrativa generale, entrata in vigore il 1 gennaio 2010.
Uno degli aspetti più rilevanti della riforma amministrativa in Croazia è stato anche il varo della nuova legge sulle controversie amministrative del 2010, entrata in vigore il 1° gennaio 2012. Queste le parole della Commissione: “[T]here has been some progress regarding access to justice. In the area of administrative justice, preparatory steps to ensure full implementation of the Administrative Dispute Act have been taken, including for the introduction from January 2012 of four first instance courts and of a Higher Administrative Court as courts of full jurisdiction within the meaning of […] Article 47 of the Charter of fundamental rights” [Croatia 2011 Progress Report, European Commission, Enlargement Strategy and Main Challenges 2011-2012, SEC (2011) 1200 final, Brussels, 12 October 2011]”.
La breve analisi dei processi di riforma in Croazia conferma che l’annessione all’Unione ha definitivamente ancorato le politiche e la normativa nazionale agli standard europei in materia di procedimento e giustizia amministrativi. Con l’approvazione delle nuove leggi, la Croazia ha soddisfatto una delle condizioni per l’adesione all’Unione. La Croazia è il primo Paese dei Balcani occidentali ad essere riuscito a raggiungere l’acquis communautaire, e dal 1° luglio 2013, è entrata a far parte dell’Unione Europea.

Jelena Jovičić
Assegnista di Ricerca all’Università degli Studi di Udine, Facoltà di Giurisprudenza,
direttore di @uxilia Serbia

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