Lettera di un G2 a Renzi

di Yassine Lafram

All’attenzione del mio Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

 

Rifiutato. Ancora una volta. Non posso andare nel Regno Unito perché mi è stato negato un visto. L’ennesimo rifiuto. L’ennesima occasione persa. Avrei potuto partecipare a un importante corso di formazione sul volontariato organizzato da una grande ONG internazionele. Ma tant’è. Lo aggiungo alla lunga lista. D’altronde uno come me dovrebbe anche essersi abituato. Per l’Italia non sono ancora cittadino italiano. Nonostante ci abbia passato buona parte della mia vita. Gli anni sui banchi di scuola, prima, e all’Università, poi, non sono sufficienti per dimostrare la mia italianità.

 

Le scrivo per raccontare la mia vita. E con la mia Le racconto quella di altre centinaia di migliaia di giovani di “seconda generazione”. Italiani di fatto, ma non per lo Stato. Condannati a sentirsi perennemente ospiti nel proprio Paese. Stranieri nella propria comunità. E soprattutto secondi a tutti gli altri. Lo racconto a Lei, che rappresenta una delle cariche più importanti dello Stato, perché spero possa agire per cambiare. Ho fiducia nelle Istituzioni. L’ho sempre avuta. Anche quando queste mi hanno consegnato più dinieghi che permessi. Anche se mi hanno obbligato a interminabili cod e davanti agli sportelli immigrazione della Questura. Affianco a chi in questo Paese ci ha appena messo piede. Lo racconto a Lei, presidente, perché ho fiducia in Lei.

 

Mi chiamo Yassine Lafram, ho 29 anni, sono laureato in Lettere e Filosofia con il massimo dei voti, 110 e lode. Per paradosso, proprio la mia volontà di proseguire gli studi mi ha negato la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana. Ma questo è solo uno dei tanti ostacoli. Alcuni insormontabili, altri ormai quotidiani. Ho rinunciato a qualche bando pubblico perché la cittadinanza italiana era un requisito. Di conseguenza mi sono privato di tante opportunità formative e lavorative. Non di certo per mia negligenza. Non mi è stata data la possibilità di dimostrare le mie capacità. Nessuno ha potuto esaminare i miei titoli di studio. Sono escluso per principio. Non sono italiano. Non ancora. Ho rinunciato a tanti viaggi all’estero. Alcuni erano per lo studio, altri per il lavoro. Molte persone, che l’italiano lo capiscono a malapena, sono stati riconosciuti come cittadini italiani. Hanno presentato le dichiarazioni di reddito che uno studente come me non può permettersi. La mia richiesta di cittadinanza, depositata un anno fa, e quindi sono in attesa di diventare “italiano” dato che lo Stato non mi ha ancora riconosciuto come tale.

 

Italiano di fatto ma straniero di nome, e magari un giorno nemmeno il mio nome lo sarà. Sono fiducioso.

 

#sonoitaliano #lavoltabuona

 

Bologna, 16/02/2015

 

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