“Io so e ho le prove”, Stefania Maurizi su WikiLeaks al Linux Trent

Giornalista d’inchiesta e collaboratrice dell’Espresso, Stefania Maurizi racconta alla cittadinanza trentina la sua esperienza diretta con WikiLeaks a fronte delle centinaia di migliaia di documenti segreti che Julian Assange e il suo staff, a partire dal 2009, le hanno consegnato.

Marta Zaetta

smA quasi 70 anni dall’anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ieri sera a Trento, si è parlato di Diritti Digitali e Sorveglianza di Massa.
La serata è stata promossa dal Linux Trent, una delle associazioni no profit distribuite sul territorio nazionale che si occupano di Software Libero, Open Data e uso consapevole della Rete.
Tantissimi gli argomenti trattati nel vivace confronto che si è svolto tra la giornalista e il presidente dell’associazione Roberto Resoli: partendo dal documento audio, tutto italiano, sull’emergenza rifiuti in Campania (al quale Maurizi è stata chiamata a lavorare per la prima volta da WikiLeaks), si è giunti alle implicazioni mondiali che le divulgazioni di Edward Snowden hanno provocato a fronte del cosiddetto “Cablegate”, passando attraverso le rivelazioni di Chelsea Manning sulle gravissime violazioni dei diritti umani operati dall’esercito americano in Afghanistan e in Iraq.

Breve cronostoria della pubblicazione dei leaks più importanti, dalla testimonianza diretta di Maurizi

04/2010 “Collateral Murder”: immagini e commenti che non si possono scordare quelli ripresi dalla telecamera di un AH-64 Apache che uccide, a Bagdad nel 2007 sotto una pioggia di proiettili, 12 civili innocenti “tra cui 2 giornalisti della Reuters i cui giganteschi teleobbiettivi erano stati scambiati per armi” – dice Maurizi – e ferisce gravemente due bambini sul tragitto per raggiungere la scuola.

07/2010 “The Afghan War documents”: migliaia di documenti sulla guerra in Afghanistan vengono pubblicati: “rapporti veri, senza mediazioni, con le descrizioni delle azioni di guerra nel dettaglio. Cose mai viste”, spiega Maurizi, “perché gli inviati di guerra subiscono sempre censura, altrimenti la volta dopo il giornale non riesce ad ottenere il permesso di tornare sul luogo”. Il giornalista è dunque costretto ad autolimitarsi e i contenuti prodotti subiscono poi un’ulteriore revisione da parte del controllo militare. Quel che resta del reportage arriva nelle nostre case attraverso i TG, “vediamo il servizio per qualche decina di secondi, mentre ceniamo e siamo presi dai problemi della nostra vita […]. Siamo in Afghanistan da 14 anni, quanto ne sappiamo? Quanti articoli avete letto [che non siano unicamente funzionali alla campagna politica permanente del leader del momento, nda]?”

10/2010 “The Iraq War Logs”: anche se l’argomento non è stato trattato durante la serata, per completezza ricordiamo le centinaia di migliaia di documenti sulla guerra in Iraq pubblicati da WikiLeaks, sulla base dei quali sono state stimate un numero di morti violente di civili che va da 99.383 a 108.501 (nel periodo 2003-2010), di cui per 15.000 (inclusi 3.000 poliziotti ordinari) non è mai giunta alcuna conferma ufficiale dagli USA (dati tratti da Leigh, Harding, 2013, p. 130).

11/2010 “Cablegate”: 251.287 comunicati ufficiali facenti capo a 280 ambasciate e consolati in 180 differenti paesi, vengono resi pubblici. Tra i documenti spiccano valutazioni schiette e poco lusinghiere su leader mondiali nonché pettegolezzi ma anche analisi, report di meeting e commenti a proposito di abusi dei diritti umani, corruzione e legami finanziari sospetti tra i paesi del G8 (dati tratti da Leigh, Harding, 2013, pp. 211-12).

04/2011 “Guantanamo Bay”: vengono pubblicate le schede personali di 779 prigionieri detenuti nel lager di Guantanamo. Nessuno stato di diritto. Gran parte di quelle 779 persone sono state rapite, mai processate, mai accusate e ancora non rilasciate. Sono in un limbo da 14 anni, sostiene Maurizi, e “nessuno sapeva nulla perché quei documenti erano secretati. Storie allucinanti. Solo una basso numero di quelle persone sono risultati operativi di al-Quaeda”. Obama aveva assicurato la chiusura di quel centro, ma sembra che fino al 2017 non sia possibile mantenere la promessa.

Su Diritti Digitali e Sorveglianza di Massa
maurizi_A5_bis-Pagina001Nella seconda parte della serata si è discusso delle misure che l’Occidente sta prendendo, in tema di privacy, rispetto agli episodi di terrorismo avvenuti nel 2015 per mano dell’ISIS.
Maurizi e Resoli si sono concentrati in questo senso sul “Cablegate” ovvero sulle rivelazioni di Edward Snowden, ex-collaboratore della National Security Agency (NSA). La NSA è “la più potente agenzia di Intelligence al mondo: tre volte più grande della CIA, è una sua stretta collaboratrice ed è in grado di assorbire da sola un terzo del budget dell’Intelligence degli Stati Uniti (circa 67 miliardi di dollari)”. Murizi ha spiegato inoltre come attraverso il programma di sorveglianza PRISM la NSA riesca ad accedere direttamente ai server delle grandi multinazionali dell’IT (Apple, Microsoft, Skype, ecc.) e come attraverso il programma TEMPORA riesca a prelevare informazioni dai cavi marini in fibra ottica. E questi sono solo due degli innumerevoli programmi cui la NSA lavora.
“No place to hide” (“nessun posto dove nascondersi”) insomma, come il titolo del libro scritto proprio da Snowden sulla sua espereinza, pubblicato in italiano da Rizzoli con il titolo “Sotto controllo”.
A questo propostio Maurizi ha sottolineato che, anche se noi cittadini non abbiamo nulla da temere, dobbiamo renderci conto che “chi ha i nostri dati ha un potere vero su di noi. Sa tutto di noi. Da sempre l’informazione è potere e oggi c’è una grandissima asimmetria informativa … Loro sanno tutto di noi: dove andiamo, cosa mangiamo, con chi parliamo e per quanto tempo, cosa diciamo … Mentre noi sappiamo pochissimo di chi ha il potere [dei governi, delle lobby, nda]”. E ancora: “Questo impero della sorveglianza si è costruito negli anni, in segreto, dopo l’11/9, senza nessun dibattito, senza nessuno ci chiedesse: ma voi che ne pensate? siete d’accordo?” Snowden l’ha rivelato pagando un prezzo altissimo per la vita che sta conducendo ora”. Nonostante WikiLeaks assicuri la segretezza delle fonti, infatti, Snowden ha dichiarato pubblicamente in un’intervista di essere il whistleblower del “Cablegate” per scelta etica: perché la società civile doveva essere messa al corrente agli abusi di cui lui era a conoscenza.
La giornalista ha concluso spiegando che oggi Snowden, dopo aver affrontato non poche difficoltà, ha ottenuto asilo politico temporaneo in Russia. Sia lui che “Chelsea Manning, Julian Assange e lo staff di WikiLeaks stanno pagnado un prezzo altissimo sulla loro pelle. E’ solo grazie a loro se noi oggi sappiamo e abbiamo le prove” … Quindi, ha aggiunto Resoli citando proprio Snowden, “sostenere che non si è interessati alla privacy perché non si ha nulla da nascondere è come dire che non si è interessati alla libertà di parola perché non si ha nulla da dire”.

di Marta Zaetta, collaboratrice Social News

Riferimenti Bibliografici

Leigh D., Harding L. (2013) WikiLeaks: inside Julian Assange’s war on secrecy. Guardian Faber Publishing, London.

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