Anche Ciro Immobile dice no al calcio malato

di Francesca Chiades

L’attaccante della Nazionale e del Borussia Dortmund è il testimonial di AICOVIS, l’Associazione Italiana Contro la Violenza negli Stadi presieduta da Rosario Iannucci

immobileNel 1985, a Bruxelles, morirono 39 persone poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool. Dieci anni dopo, un gruppo di amici, legati dalla passione per lo sport e da un desiderio di giustizia, decise di ricordare un amico perduto durante la strage dell’Heysel dando vita ad AICOVIS, l’Associazione Italiana Contro la Violenza negli Stadi. Nei primi anni, quasi per gioco, la struttura iniziò a farsi spazio in un mondo in cui il calcio era diventato sinonimo di ingiustizia e violenza, fino a diventare, oggi, un punto di riferimento in gran parte d’Italia.
L’associazione è presieduta da Rosario Iannucci, originario di Torre Annunziata, Napoli.
“È stato difficile partire dal nulla – racconta – soprattutto in questo territorio. All’inizio mi davano del pazzo: la prima volta in cui ci siamo presentati è stata in occasione di una partita particolarmente a rischio. Siamo arrivati con degli striscioni inneggiando alla pace. Una volta ho chiamato i tifosi “pecorelle smarrite”. Ovviamente, si sono arrabbiati. Poi, col tempo, siamo riusciti a coinvolgere anche i più scettici”. L’associazione si è proposta da subito negli stadi e nelle città dell’Italia centrale in ogni modo possibile, presenziando alle partite di qualsiasi categoria. Tra le diverse iniziative attuate, la più sentita è quella definita “tour anti–violenza”: la finalità è quella di far conoscere l’associazione. Vengono allestite mostre nelle quali sono esposte foto che ritraggono lo sport e i valori della solidarietà e dell’amicizia. Ogni pannello viene dedicato ad un tema diverso, arricchito dalle maglie delle squadre e dai disegni dei bambini del territorio. Viene, inoltre, organizzata una competizione fra tifosi. Il primo premio va a chi realizza lo striscione con la frase più significativa. Questo viene poi portato in trasferta con le squadre del Napoletano. Fairplay è, invece, il nome del giornale dell’associazione, un mensile gratuito di ventiquattro pagine letto soprattutto da ragazzi.
Testimonial di AICOVIS quest’anno è stato Ciro Immobile, giocatore della Nazionale, originario proprio di Torre Annunziata. Ciro è socio dell’associazione fin da quando si dilettava come arbitro in provincia di Napoli. Portava con sé gli striscioni alle partite. Prossima testimonial sarà, invece, la madre di Ciro Esposito, il ragazzo napoletano ucciso un anno fa a Roma prima della finale di Coppa Italia. Rosario li definisce “gente che crede in noi”, persone umili e legate alla loro battaglia da qualcosa che va oltre la curiosità ed il sentimento.
“Quando siamo partiti non avevamo niente in mano – spiega Iannucci – ed ora mi trovo a parlare ai bambini nelle scuole, l’altro giorno mi ha contattato un giornale tedesco per un’intervista, la Lega, di recente, ci ha finalmente riconosciuti indossando le nostre magliette. Sono sempre più stimolato dall’affetto e dall’ottima risposta ricevuta ogni giorno.
Credo che, se vogliamo cambiare le cose, bisogna partire dal basso, dalle famiglie e dai ragazzi. Si parla tanto, ma poi, in concreto, cosa si sta facendo?”.
È grande la polemica che riguarda il calcio e la violenza agita in nome di questo sport. Il Governo sta iniziando a muoversi in una direzione più concreta. Basterà ad evitare altre disgrazie?
“Quando muore qualcuno a causa del calcio, se ne parla in tutte le trasmissioni esistenti. Poi, ce ne si dimentica nel giro di qualche settimana.
Il Governo deve agire, deve essere più vicino alle associazioni come la nostra. Come la politica: deve essere vicino alla gente comune. Noi lottiamo e con pochi soldi facciamo molto più di chi dispone di grandi finanziamenti.
Il problema reale è rappresentato da quella frangia di tifosi, se così si possono chiamare, che sono veri delinquenti. Io credo che tutte le morti, le risse, le violenze si possano evitare. La polizia sa chi sono i capi ultrà, lo Stato sembra inesistente. Si prendano questi personaggi, li si rinchiudano in prigione, come fanno all’estero.
Noi li incontriamo, questi tifosi: il nostro simbolo è la colomba con il ramoscello  d’ulivo, la pace, per un motivo”.
Queste le parole del Presidente di AICOVIS, un’associazione attiva in nome di uno sport che rappresenti amicizia, solidarietà, giustizia. Per il momento, si muove nel Centro-sud, dove collabora anche con Caritas e Unicef in alcune iniziative di beneficenza. In cantiere c’è ancora tanto, ha spiegato Iannucci. Il Presidente sogna in grande e vorrebbe allestire una mostra da portare in giro per tutta l’Europa. La strada è ancora lunga ed è ostacolata da una società e da un Paese che sembrano avere i paraocchi quando si discute di questo tema.

di Francesca Chiades
Collaboratrice di SocialNews

Rispondi