Tra post-truth e bufale, noi raccontiamo storie vere

Massimiliano Fanni Canelles

Un tempo, il filosofo, saggio per eccellenza, era il custode della Verità. Nel mondo contemporaneo, invece, molti fattori hanno condotto ad una disgregazione del reale così marcata che ormai non sappiamo nemmeno cosa sia vero e cosa non lo sia. Il dibattito politico e le tornate elettorali ci impartiscono una lezione significativa in questo senso. Le analisi di Jonathan Albright, professore alla Elon University, evidenziano come i dati e le notizie false pubblicati in rete stiano diventando un meccanismo di propaganda elettorale di difficile controllo.

È quello che lui chiama #MPM, la “macchina di micro-propaganda” – un network strutturato per influenzare le opinioni della gente scatenando reazioni emotive immediate, diffuse in maniera “virale” grazie ai social. Ciò che ha cambiato le carte in tavola è stata l’automatizzazione nella diffusione di questi falsi messaggi. Da alcuni anni si sono evoluti i sistemi “Bot”, programmi autonomi che fanno credere agli utenti dei social network di comunicare con altre persone in carne e ossa. I Bot migliorano di anno in anno ed è sempre più difficile distinguerli dalle persone. Sono presenti in diversi servizi attivi sulla rete che necessitano di automazione perché eccessivamente gravosi o complessi per una persona.

Raccolgono informazioni sui contenuti delle pagine allo scopo di indicizzarle opportunamente nel database principale del motore di ricerca ed avviano azioni di spamming e file-sharing. Decidono autonomamente anche se pubblicare post associati a tematiche preordinate. Singoli messaggi possono essere retwittati migliaia di volte e gli hashtag vengono manipolati per migliorarne la condivisione.

Come sostengono molti studi al riguardo, i Bot politici permettono di “agganciare” i singoli elettori e mostrare loro le opinioni conformi al loro punto di vista. È ormai certo che, su Twitter e Facebook, i Bot manipolano i processi democratici distorcendo la realtà. Le opinioni più moderate vengono emarginate e vengono moltiplicati i commenti connotati da odio e intolleranza. La libertà di espressione rimane in capo a ciascuno, ma l’autorevolezza e la reputazione delle fonti possono aiutare a guidare gli utenti verso un’informazione libera e non ingannevole.
“Viviamo nell’era della post-truth, della guerra informativa” ha spiegato a Formiche.net l’analista Alessandro Pandolfi. Di certo, questa diffusione massiva di bufale e notizie false non sottende solamente a scopi elettorali o strategici nella dialettica politica: in un Paese come il nostro, in cui il 40% della popolazione si informa su internet, il mondo dei Bot e delle bufale può generare anche introiti importanti. Nel frattempo, i colossi di internet cercano di mettersi al riparo: Google ha aggiornato le regole garantendo che, d’ora in poi, vieterà l’uso di Google AdSense ai siti che pubblicano una rappresentazione falsa dei fatti, nascondono informazioni o riportano dichiarazioni altrui in modo errato; Facebook ha fatto seguito negando l’utilizzo del Facebook Audience Network a chi diffonde contenuti falsi o illegali. Che spazio resta, allora, per il libro, che sia di letteratura o di approfondimento tematico?
E che ruolo rimane alle organizzazioni non governative che si trasformano in editori? Noi, insieme ai giornalisti, ci trasformiamo in “custodi dell’ultimo miglio”. Noi possiamo raccontare storie vere, viste con i nostri occhi, sperimentate in prima persona ed idonee ad infrangere la barriera della finta umanità tecnologica. Non possiamo, però, ignorare i rischi del sistema di informazione e conoscenza in cui viviamo. Possiamo agire proprio facendo leva sull’umanità che ci contraddistingue. Da questa esigenza profonda nasce “La bambina con il fucile”, la storia vera di Pratheepa, ex bambina soldato, conosciuta in Sri Lanka durante la guerra civile. Il romanzo prende ispirazione da un dramma realmente accaduto, attuale, contemporaneo. In qualche modo, la vicenda di Pratheepa riguarda ognuno di noi, anche se lo scenario in cui è
collocata è molto lontano, in tutti i sensi, dalla nostra realtà.

Massimiliano Fanni Canelles

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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