Quando i maltrattamenti continuano in tarda età

I servizi sanitari sanno riconoscere i segni della violenza sulle donne anziane?

di Patrizia Romito

Dipartimento di Scienze della Vita, Università di Trieste

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Oggi, due Europei su 10 hanno 65 anni o più. Il segmento dei “grandi anziani” (80 anni o più) aumenterà, secondo le previsioni, a più del doppio tra il 2013 e il 2080. La maggior parte di questa popolazione anziana è costituita da donne: a Trieste, per esempio, sono donne il 69,4% degli over 80 (Eurostat, 2013; Bilancio Sociale del Comune di Trieste, 2010).

Le persone anziane – per motivi legati all’età e per fattori di ordine personale e sociale – vanno incontro a problemi di salute e ad un uso dei servizi socio-sanitari maggiore rispetto a gruppi di età più giovani, con costi più elevati per le persone e per la comunità. Le donne anziane, vivendo più a lungo degli uomini e disponendo di minori risorse economiche, rischiano maggiormente di incorrere in problematiche di natura sanitaria.

La salvaguardia della salute – fisica e psicologica – della popolazione anziana e, in particolare, delle donne anziane, rappresenta oggi una sfida sul piano scientifico, etico e sociale, tanto da essere considerata una priorità nel programma di ricerca europeo Horizon 2020 (Promoting mental wellbeing in the ageing population, Main Pillar: Societal Challenges).

 

La violenza di genere contro le donne è una violazione dei diritti umani (Convenzione di Istanbul, 2011) e uno dei principali fattori di rischio per la salute delle donne (WHO, 2002 e 2014). E’ un fenomeno frequente, profondamente radicato nel contesto sociale. Nella maggioranza dei casi, l’aggressore è un uomo con cui la donna ha, o ha avuto, una relazione di intimità: marito, fidanzato, o ex-partner. Il 19% delle donne in Italia ha subito violenze fisiche o sessuali da un partner nel corso della vita e il 38% ha subito violenze psicologiche di vario genere. Le violenze da altri familiari o conoscenti sono meno frequenti e le violenze da sconosciuti sono ancora più rare (FRA, 2014). Le conseguenze della violenza sul piano sanitario possono essere dirette o indirette; immediate, a breve, medio o lungo termine. Le donne vittime di violenza presentano più spesso lesioni, infezioni, malattie croniche e invalidità; maggiori sintomi psicologici o psichiatrici, incluso il tentato suicidio; più problemi di tipo sessuale o riproduttivo. In sintesi, incorrono più delle altre in un qualsiasi problema di salute fisica o mentale. Di conseguenza, utilizzano maggiormente tutti i servizi socio-sanitari (Romito e Melato, 2013).

 

Violenza e salute tra le donne anziane

 

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La violenza di genere e il suo impatto sulla salute sono stati finora poco studiati nella vita delle donne anziane. Questo ritardo può essere causato da un approccio dicotomico: da una parte, si studia la “violenza sugli anziani” (“elder abuse”), con un approccio rigorosamente “gender neutral” (e ciò nonostante la sproporzione numerica tra uomini e donne); dall’altra, si studia la “violenza sulle donne”, ignorando le più anziane, come se, finita l’età riproduttiva, non appartenessero più alla categoria “donne” (Bonifacio, 2010). Così, quando si considera la questione della “violenza sugli anziani”, si pensa, a ragione, a violenze istituzionali o ad abusi commessi da “care-givers”, familiari o badanti. Alcune campagne mediatiche ignorano totalmente le violenze o gli abusi di questo tipo, focalizzandosi soprattutto sulle truffe a danno di persone anziane compiute da sconosciuti. Come vedremo, invece, la violenza di genere – e, in particolare, la violenza compiuta da un marito o, comunque, da un partner – su una donna anziana, non è affatto rara, anche se viene spesso ignorata.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, le donne anziane sono spesso assenti nella ricerca e nell’attivismo sulla violenza subita dal partner; sono escluse dagli studi sulla violenza contro le donne; non sono menzionate nelle discussioni sui rifugi e sulle linee telefoniche anti-violenza; manca l’analisi delle circostanze e dei bisogni specifici delle anziane vittime di violenza che potrebbero influenzare il loro comportamento di ricerca di aiuto (United Nations, 2013). Nelle recenti Linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (WHO, 2014), la questione della violenza sulle donne anziane e le sue conseguenze sulla salute non sono neppure menzionate.

La violenza del partner è, invece, presente anche nella terza e nella quarta età. In un campione di donne di età compresa tra i 60 e i 97 anni, intervistate in 5 Paesi europei, il 2,5% aveva subito violenze fisiche e il 3% violenze sessuali negli ultimi 12 mesi; le violenze psicologiche riguardavano il 24% delle intervistate. Nella maggioranza dei casi, l’autore delle violenze era il partner (Luoma et al., 2011). Alcuni dati italiani su pazienti di servizi sanitari confermano queste tendenze. Tra le donne di 65 anni o più rivoltesi per qualsiasi motivo a vari servizi socio-sanitari a Trieste, il 3,4% aveva subito violenze fisiche o psicologiche da un partner negli ultimi 12 mesi (Romito e Crisma, 2000); tra le donne sposate di 60 anni o più, pazienti di medici di Medicina Generale in Veneto, il 6% stava subendo gravi abusi psicologici dal marito; le vittime di violenza riportavano più depressione e uso di psicofarmaci delle altre, anche valutando i fattori socio-economici (Romito et al., 2005).

 

A parte rare eccezioni, mancano, tuttavia, studi che analizzino la relazione tra violenza e salute nell’età anziana. Per le donne più giovani, integrare la violenza tra i fattori di rischio ha permesso di modificare lo sguardo su un determinato problema di salute, come nel caso della forte associazione tra violenza agita dal partner o da altri familiari e la cosiddetta “depressione post-partum”. L’inclusione della violenza tra i fattori di rischio o nell’anamnesi delle donne anziane potrebbe rivelare quanto spesso problemi attribuiti all’età siano invece dipendenti da esperienze di vittimizzazione. Le implicazioni per il benessere delle donne e per la salute pubblica sono evidenti: una vittima di violenza, qualsiasi sia la sua età, ha, innanzitutto, bisogno di uscire dalla violenza; farmaci o altri interventi sanitari non possono risolvere il problema e rischiano, invece, di aggravarlo (etichettamento o stigma in caso di psicofarmaci; perdita di autostima; costi economici; rischi iatrogeni).

 

La violenza del partner in età anziana: occultata ed esacerbata

 

Ancora oggi, la violenza contro le donne viene, se possibile, occultata (Romito, 2005). Le donne anziane, in misura maggiore delle più giovani, possono trovarsi in difficoltà nel riconoscere come “violenti” atti che hanno caratterizzato tutta la loro vita coniugale. Possono essere state educate a considerare l’armonia familiare una loro responsabilità; possono provare pena e preoccupazione per un uomo anziano e, a volte, malato. D’altra parte, è probabile che il contesto familiare e sociale tenda a scoraggiare l’eventuale tentativo di una donna anziana di lasciare un marito violento, spesso bisognoso di cure e di sostegno. Si tratta di situazioni particolarmente difficili, in cui il deteriorarsi dello stato di salute dell’uomo, della donna o di entrambi può esacerbare una violenza già presente durante tutta la vita di coppia oppure latente.

In un contesto sociale in cui la violenza è negata, e in presenza di drastici tagli al welfare, donne anziane possono trovarsi costrette ad accudire un marito violento tutta la vita e che la malattia rende ancora più difficile da sopportare, con ulteriori costi per la loro salute fisica e mentale.

Gli operatori e i servizi sanitari: a cosa fare attenzione

 

Analogamente a quanto accade con le donne più giovani, gli operatori sanitari dovrebbero porre grande attenzione all’eventuale presenza di violenza, anche da parte di un partner, nelle loro pazienti anziane, senza farsi confondere dal pregiudizio secondo cui la violenza riguarderebbe solo le giovani. Forse, una maggiore attenzione in questo senso permetterebbe di capire quanto alcuni problemi di salute, attribuiti un po’ sbrigativamente all’età anziana in sé, siano, invece, legati ad una situazione, a volte cronica, di stress, indotta dalla violenza.

Gli operatori e i servizi sanitari, inoltre, non dovrebbero dare per scontato che la soluzione ottimale sia sempre quella di lasciare un uomo anziano, affetto da una qualche forma di demenza, in famiglia, alle cure di una moglie poco più giovane di lui. La situazione può essere molto pesante da gestire anche in situazioni di coppia caratterizzate da affetto e rispetto; diventa un infermo se l’uomo è stato, e continua ad essere, violento nei confronti dell’anziana moglie.

Anche nei confronti delle donne anziane, insomma, è necessario, da parte degli operatori sanitari, quell’allenamento a considerare la possibilità della presenza di violenza. Saper riconoscere la violenza, saperla leggere correttamente, può costituire un’occasione cruciale per aiutare la donna ad uscirne e permetterle di vivere serenamente l’ultima parte della sua vita.

 

Riferimenti bibliografici

 

Bonifacio, T. (2010). Anche da vecchie. Le donne nella terza e quarta età. Franco Angeli, Milano.

Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza da partner (2011) (Convenzione di Istanbul). www.coe.int/conventionviolence

FRA – European Union agency for Fundamental Rights (2014). Violence against women: an EU-wide survey. Main Results. Publication Office of European Union.

Luoma, M.L. et al. (2011). Prevalence Study of Abuse and Violence against Older Women. Results of a Multi-cultural Survey in Austria, Belgium, Finland, Lithuania and Portugal (European Report of the AVOW Project). Finland: National Institute for Health and Welfare.

Romito, P. (2005). Un silenzio assordante. La violenza occultata su donne e minori. Milano: Franco Angeli.

Romito, P. & Melato, M. (2013). Violenza su donne e minori: una guida per chi lavora sul campo. Roma: Carocci Editore

Romito, P. e Crisma, M. (2000). L’esperienza della violenza tra le utenti dei servizi, pp 97-116 in Romito, P. (a cura di) Violenze alle donne e risposte delle istituzioni. Prospettive internazionali. Angeli, Milano.

Romito, P., Molzan Turan, J., De Marchi, M. (2005). The impact of current and past violence on women’s mental health. Social Science & Medicine, 60, 1717-27.

United Nations (2013). Neglect, Abuse and Violence against Older Women. Division for Social Policy and Development Department of Economic and Social Affairs, U.N. http://undesadspd.org/Ageing.aspx

WHO (2002). World Report on Violence and Health. Geneva: World Health Organization. In: http://www.who.int/violence_injury_prevention/violence/world_report/en/index.html

WHO (World Health Organization) (2014). Come rispondere alla violenza del partner e alla violenza sessuale contro le donne. Orientamenti e linee-guida cliniche dell’OMS (Versione italiana a cura di G. de Girolamo e P. Romito), Roma: Giovanni Fioriti Editore.

 

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