Lo sport come integratore naturale della società

Giorgio Brandolin esprime le proprie idee sul tema sport e disabilità

Giorgio Brandolin

brandolinL’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di svolgere almeno una mezz’ora quotidiana di attività fisica moderata per gli adulti ed un’ora per i bambini. Non si tratta solo del mantenimento fisico: lo sport rappresenta lo strumento più naturale per consentire alle persone di entrare in contatto con se stesse e con gli altri, valorizzandosi e rispettandosi l’un l’altro, anche nelle diversità.
Lo sport rappresenta un’attività fondamentale per lo sviluppo dell’individuo da molteplici punti di vista: fisico (attraverso il contenimento di sovrappeso/obesità ed i conseguenti disturbi cronici, quali patologie cardiovascolari o diabete), mentale (riducendo la predisposizione a stati ansiosi o depressivi) e anche civico, infondendo valori basilari per la tenuta della società, come lo spirito di gruppo, la solidarietà, la tolleranza e la correttezza delle azioni. Si tratta di principi indispensabili per favorire un arricchimento dell’esistenza del singolo ed un miglioramento del vivere quotidiano collettivo.
Personalmente, sono fermamente convinto che le società sportive dilettantistiche (ad oggi oltre 95.000 sul territorio nazionale) rappresentino una delle ultime “agenzie formative” per tutti i nostri cittadini: giovani, meno giovani, abili o diversamente abili (in senso fisco e psichico).
Le persone che frequentano le società sportive si trovano, infatti, nella condizione necessaria di rispettare regole (es. orari), seguire buone pratiche di comportamento (es. alimentazione), condividere spazi, strumenti e opinioni e colla- borare per il raggiungimento di un obiettivo comune.

Da sempre amante e praticante del calcio, all’età di 30 anni ho iniziato ad impegnarmi come dirigente sportivo a Monfalcone, la città dove tuttora vivo. Era il 1981 e al tempo collaboravo con due professionisti che si occupavano di disabilità. Grazie a loro sono entrato a far parte di un mondo meraviglioso che ho contribuito a far crescere con convinzione e passione e che oggi rappresenta uno dei miei orgogli più grandi: l’inclusione in società, attraverso lo sport, delle persone meno fortunate e delle loro famiglie.
È risaputo che la disabilità, motoria e psichica, tende a condurre all’isolamento sociale degli individui affetti e dei loro cari (con ricadute a volte anche molto importanti sulla salute di tutti loro), ma lo sport, ormai da anni, propone un modello di integrazione sociale in grado di far fronte a questa eventualità.
Lo sport è uno degli strumenti più semplici e naturali che consentono a chiunque di (ri)trovare la gioia di vivere e la volontà di uscire di casa, anche in condizioni di disabilità, senza vergognarsi e, anzi, facendo della propria diversità un pregio. Sono fiero di poter affermare che, al giorno d’oggi, non esiste federazione sportiva italiana (nuoto, atletica, calcio, basket, rugby, ecc.) priva della sezione paralimpica: negli ultimi decenni tutto il mondo dello sport si è messo a disposizione dei ragazzi con disabilità fisica (es. poliomielitici o vittime di gravi incidenti che hanno pro- vocato loro menomazioni fisiche).

I Campionati Paralimpici si svolgono 15 giorni dopo le Olimpiadi (programmate quest’anno in agosto in Brasile) e richiedono un forte impegno fisico e mentale perché sfiorano l’agonismo. D’altra parte, le persone con disabilità fisica in età più avanzata, o coloro i quali non sono interessati a gareggiare ad alti livelli, possono comunque frequentare le associazioni sportive che propongono anche corsi di mantenimento o di movimento più incentrati sul divertimento che sulla competizione fisica. Per quanto concerne la disabilità psichica (persone affette da sindrome di Down o con vari livelli di menomazioni psichiche), invece, sono stati creati gli “Special Olympics Games”. Si tratta di gare di altro tipo valide per tutte le età, organizzate sempre dalle nostre federazioni e dalle nostre società. Il punto di contatto tra le persone diversamente abili e le nostre associazioni sportive avviene tipicamente attraverso tre canali: il passaparola (nel caso in cui la persona sia già in qualche modo inserita nel mondo dello sport, anche indirettamente, grazie a familiari, amici o conoscenti); la scuola (ad esempio, nella giunta regionale CONI del Friuli Venezia Giulia il rappresentante del comitato paralimpico è un insegnante); associazioni o centri pubblici che seguono per professione persone bisognose, soprattutto con problemi psichici (ad esempio l’ANFASS, “Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale”, una delle più importanti realtà distribuite sul territorio nazionale) e che sono in contatto diretto con noi o che, addirittura, presentano, al loro interno, una sezione sportiva.

Coinvolgere le persone disabili nello sport significa creare una rete di conoscenze e amicizie anche a supporto delle famiglie che, inevitabilmente, si realizzano nel vedere i loro figli parte integrante di una realtà: soggetti bisognosi di cure e attenzioni particolari, ma, contemporaneamente, e grazie proprio alla loro diversità, persone attive in grado di creare una partecipazione ed una gioia davvero uniche.
Credo fortemente che le società sportive stiano compiendo un lavoro importante. C’è ancora tanto da fare, ma sono molto fiero di dove siamo arrivati oggi nel mondo organizzato dello sport. In qualità di responsabile PD – “Gruppo Camera per i rapporti tra il gruppo, le federazioni e le associazioni di promozione dell’attività sportiva” – mi sto impegnando per favorire ed agevolare il lavoro dei dirigenti sportivi e delle centinaia di migliaia di volontari che impegnano tempo, competenze, denaro e tanto altro a favore di chi è meno fortunato di loro.
In veste di presidente CONI per la Regione Friuli Venezia Giulia, posso sostenere con convinzione ed orgoglio che le società sportive del mio territorio (3.000 su un milione di abitanti) rappresentano una parte integrante del tessuto sociale che tiene coesa la nostra collettività, insieme con le associazioni culturali, le organizzazioni del volontariato sociale e tutte le realtà che contribuiscono attivamente a farci sentire parte di una comunità.
Di questo sono convinto e orgoglioso.

Giorgio Brandolin, responsabile PD – Gruppo Camera per i rapporti tra il gruppo, le federazioni e le associazioni di promozione dell’attività sportive – e presidente Coni Regione Friuli Venezia Giulia

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