La lotta dei papà non violenti

Il nome dell’associazione “papà separati” indica la condizione diffusa dei padri che, nella separazione, sono separati dai figli. Può sembrare da tale dicitura che ci si occupi monolateralmente dell’aspetto paterno, ma le attività di tale associazione sono ben più ampie. Benchè sia stato mantenuto il nome storico “papaseparati”  l’associazione si occupa della difesa dei diritti dei figli nelle separazioni e fra gli associati le donne sono quasi più numerose dei papà. Questo identifica come il problema sia realmente presente e sentito dalla gran parte della popolazione. Un problema ormai rilevato anche dalle istituzioni di molti paesi grazie alle recenti ricerche condotte su 25 milioni di coppie separate dove si è evidenziato  che i figli cresciuti in separazione conflittuale hanno il 60% di probabilita’ in piu’ di commettere violenze sessuali ed il 75% di probabilita’ in piu’ di commettere nella loro vita un omicidio rispetto ai figli vissuti con entrambi i genitori.

Nel nostro paese invece non sembra che tali segnalazioni siano mai state prese sul serio. Infatti nonostante che la Convenzione internazionale sui diritti dei minori – sottoscritta anche dall’Italia come la legge 176/91- preveda la continuità, la regolarità e l’assiduità del rapporto padre- figli, esiste una persistente abitudine a privilegiare durante la separazione il ruolo della madre.  E’ di fondamentale importanza invece che nella separazione non ci siano genitori di serie A e di serie B, ma si sviluppi un rapporto di collaborazione e di dialogo fra i genitori separati in funzione dell’interesse dei figli, poiché lo sviluppo di un clima di rapporto pacato è essenziale per la loro serenità.

Sulla base di questi principi – che sono definiti nello Statuto – l’Associazione “papaseparati”, si è costituita e si è diffusa in tutta Italia ed ora nasce anche in Friuli in un momento particolarmente importante per la storia del costume e del diritto di famiglia nella nostra nazione, un momento di trasformazione segnato dalla discussione, nella competente Commissione parlamentare, del nuovo disegno di legge sull’affidamento paritetico.

Ognuno degli associati nel tempo libero, gratuitamente convoglia la propria forza fisica ed interiore verso la difesa dei bambini e dei genitori non affidatari distrutti sia fisicamente che psicologicamente dalle violenze scaturite da una separazione conflittuale. Gandhi nel freddo clima londineseOgni violenza è un abuso della persona, della sua identità, dei suoi diritti, del suo corpo, ma la violenza scaturita dall’ingiustizia oltre a prevaricare sulla nostra anima mantiene gli esseri umani in condizioni di alienazione e di oppressione. Purtroppo davanti all’ingiustizia l’uomo spesso reagisce con passività e la capacità di rassegnazione diventa più grande della capacità di rivolta. Lo scopo degli associati è invece quello di instaurare una lotta nonviolenta, per scuotere coloro che subiscono un’ingiustizia, in modo da permettere una decisa opposizione alla passività e alla rassegnazione.  L’azione nonviolenta  porterà gli associati a scendere in strada per manifestare pubblicamente la volontà di combattere l’inaccettabile. La rivolta nonviolenta modificherà gli attuali rapporti di forza per stabilire delle relazioni più giuste tra individui e gruppi sociali. Ma per far questo bisogna saper affrontare l’altro, gli altri, la folla, l’opinione pubblica. Farà paura, forse, ma “La nonviolenza, affermava Gandhi, suppone prima di tutto la capacità di battersi”.

Massimiliano Fanni Canelles

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