La famiglia vittima della comunicazione

La pubblicità crea gravi danni cerebrali?

 

Caro lettore o lettrice devo premettere che sono un pubblicitario e quindi conosco bene i danni che il mio mestiere potrebbero arrecare a chi non vuole vedere la pubblicita’ come una semplice comunicazione commerciale, ma come una “legge di vita”. Mi permetto di farLe presente che quello del pubblicitario è “il secondo mestiere più antico del mondo”. Immagino che il Suo pensiero sarà corso ad identificare immediatamente il primo per antonomasia, ovvero: la donna di malaffare. Ma se quello è il primo, quello del pubblicitario lo segue a ruota. Infatti, se nessuno avesse comunicato agli altri che la “disinibita primitiva” offriva le sue grazie per qualche conchiglia o per qualsiasi altra merce di scambio, la poverina avrebbe fatto ben pochi affari.

Dopo questa doverosa premessa, ecco subito un piccolo esempio di danni mentali dovuti alla comunicazione pubblicitaria vista e assunta come “verita’ di vita”. In famiglia arriva un bebe’. Qui la comunicazione, intesa nel suo più ampio termine, fa vedere la sua faccia più prepotente e subdola. Infatti, fa leva sul più profondo sentimento presente in natura: la continuità della specie. Se poi questa specie è l’essere umano, il problema prende dei risvolti socio-psichiatrici paurosi. Ebbene, sia l’uomo che la donna, al momento di essere venuti a conoscenza che diverranno genitori, passano da uno stato di normalità ad uno di totale confusione mentale.
Questo caos cerebrale nasce quasi esclusivamente dalla massa spropositata di informazioni che vengono loro trasmesse. Eppure avevano iniziato l’attesa in modo ragionato, serio… acquistando enne libri sulla gravidanza, quattro enciclopedie “il mio bambino” in diverse vesti editoriali e tipografiche e, dulcis in fundo, sottoscrizioni a iosa per abbonamenti a riviste pediatriche, di “gestione di coppia con il bebè”, fino all’apoteosi di mensili patinati a tema “cani, gatti e bambini” .

Pensare che il primo vagito echeggiato all’interno di una grotta preistorica è avvenuto anche senza che gli antichi genitori avessero letto nemmeno un graffito rupestre. Che in epoche diverse, con mezzi tecnologico-scientifici decisamente inferiori, con la totale ignoranza dei gravi problemi descritti nelle riviste che trattano argomenti fondamentali come “cani, gatti e bambini”, sono venuti al mondo Imhotep, Archimede, Dante Alighieri, Leonardo, Newton e tanti altri grandi personaggi della storia. Come sempre, il mio invito è quello di essere se stessi, di non farsi abbindolare dai venditori di “mappe della verità” ma di affrontare un qualsiasi evento con la serenità della propria scelta ragionata ed eseguita con coscienza. Figuriamoci quindi quale dev’essere l’atteggiamento verso la gioia di avere un cucciolo d’uomo. Talmente travolti dalle informazioni della comunicazione, acquistano tutto e di tutto giustificandoli come estremamente necessari, anzi fondamentali per la sopravvivenza del “pupo”.

Ma esaminiamo cosa succede al futuro papà e alla futura mamma. Il papà prima di tutto smette. Cosa smette? Smette tutto. Smette di lavorare prima dell’orario, smette di vedersi con gli amici, smette di seguire i suoi hobbies, smette di…. guidare il suo coupe’ sportivo e si dissangua economicamente per l’acquisto di una gigantesca Station Wagon (o familiare che dir si voglia). Ma come mai scatta in lui questo sconvolgente scelta automobilistica? Ha visto nei serials televisivi, al cinema e su altri media, che la famiglia media (americana) ha quattro figli i quali vengono portati a scuola, in gita, ecc. sempre a bordo di un “transatlantico” station wagon. Quindi ci vuole un’auto così altrimenti i quattro bambini dove li mette? Ma scherziamo? Assolutamente no. Tutto quello spazio verrà impiegato, dai genitori italiani, per un solo bambino. Caro lettore, Lei si porrà subito un piccolo quesito. Il futuro neonato ha forse le dimensioni di un gigante da 180 kg. per due metri d’altezza?

Certamente no. Semplicemente il neonato, adagiato e correttamente legato all’apposito seggiolino da viaggio, sarà circondato da:
A)5 pacchi di pannolini mutandina ad assorbenza Rio delle Amazzoni con bordi, anzi, argini elasticizzati di contenimento anti furia delle acque in piena. Tutto in morbidissima cellulosa cotonata per ottenere 16 strati alti di assorbenza controllata. Praticamente per ogni pannolino viene abbattuto almeno un albero secolare per creare tanta cellulosa. I genitori però sono iscritti, già da quand’erano giovani contestatori, ad un’associazione ambientalista per la salvaguardia del verde.
B)Almeno 6 bottiglie di acqua minerale da 1 litro e mezzo ciascuna. Se la matematica non mi difetta sono ben 9 litri di prezioso liquido che sgorga a 2.000 metri purissima, leggerissima. Biologicamente pura come indica l’etichetta del Laboratorio d’analisi che ha svolto la ricerca solo 5 anni fa… Ricca di minerali di ogni tipo che, a quanto dicono gli esperti del marketing, sono indispensabili alla crescita. Per questo motivo l’hanno chiamata “L’acqua per i bambini”. Legga bene, a dirlo sono i responsabili al marketing e non dei coscienziosi pediatri. Resta il dubbio per il quantitativo d’acqua. Nove litri. Il cucciolo d’uomo in realtà è forse un cucciolo di cammello? Per bere tutta quell’acqua un adulto durante un’estate torrida, riesce a farlo in 3 giorni. In realtà l’acqua in soggetto serve, oltre alla preparare la pappetta, il latte liofilizzato, la camomilla o altra prelibatezza infantile, a pulire il piccolo se ha fatto la “pupù” nel famoso maxi super pannolino “ecologico”.
C)Carrozzina passeggino cabrio a ruote indipendenti super moleggiate, trasformabile in carrello della spesa, ripiegabile in soli 2 secondi che si trasformano in 30 minuti d¹imprecazioni varie, per poi poter salire in autobus colpendo fianchi, gambe e apparati riproduttivi maschili al 90% dei passeggeri. Non solo ma anche con possibilità di copertura totale termoimpermeabile. Indispensabile se la famiglia, durante una tremenda migrazione a piedi, debba attraversare un monsone asiatico o una tormenta di neve tra le vette del Nepal, il pupo arriverà bello asciutto (anche grazie al pannolino ecologico 16 strati) ma mezzo asfisiato per assenza di ricambio d’aria.
D) Coperte di vario spessore a seconda del giudizio della madre che ne indicherà l’uso a seconda della presenza di: debole brezza, leggera brezza, brezza mattutina, brezza serale, quasi venticello, venticello, venticello frescolino, quasi vento, vento debole, vento variabile, quasi freschetto, freschetto basso, freschetto medio, frescetto pieno, quasi freddo, freddo crudo, freddo, piuttosto freddo, molto freddo, freddo forte, freddo gelo, quasi gelo, gelo, gelo glaciale, gelo siberiano, gelo polare, gelo antartico, zero assoluto o spaziale con blocco dei movimenti molecolari.
E) un numero spropositato di vari tipi di fazzolettini umidi, talchi mentolati o meno, pomate con Ph per neonato, per neonato di tre giorni, di una settimana, ecc. Creme ammorbidenti, elasticizzanti, rassodanti anti screpolature e arrossamenti. Vestitini alla pari delle condizioni climatiche delle coperte. Vasetti vari di papette liofilizzate al gusto manzo, vitello, tacchino, trota salmonata. Succhi di frutta sterilizzati, prebolliti al vapore, al gusto di… nulla. Che sia fragola o banana ormai dei valori sani della frutta son rimasti solo i ricordi presenti sulla foto della copertina del vasetto. Un set completo di cucchiaini più o meno ricurvi. Biberon, scaldabiberon da viaggio, infiniti disinfettatori per ogni esigenza, bagnetto ripiegabile da viaggio, fasciatoio in abbinato al bagnetto.

L’educazione non è una cosa facile e spesso il bambino anche piccolo capisce. Diamine se capisce. Anzi è una vera spugna di apprendimento. Cerchiamo quindi di imberla di buoni e sani principi quali l’ottenere qualcosa in cambio di un suo “lavoro”. Ovviamente ogni età ha il suo lavoro. Quello di un piccolo cucciolo d’uomo sarà di mangiare tutta la sua razione di pappa, poi di fare i primi passi, poi di evacuare il “P.I.L.” nel vasino e avanti così. Un piccolo regalino, una sorpresa, un premio per lo sforzo di crescere con consapevolezza delle sue mete da raggiungere. Solo così sarà poi in grado di affrontare le piccole conquiste dell’infanzia, quelle burrascose della pubertà, quelle dei pesanti impegni universitari, fino a quelle della vita nello spietato mondo del lavoro. Diversamente, rientra nella grande massa dei suoi stravolti e confusi coetanei che a Natale aprono i regali, guardando per non più di dieci secondi cos’è, per poi proseguire a scartare subito un altro, un altro e un altro ancora. Una piccola montagna di carte e fiocchi che è più alta di lui. Finita l’opera di scoprire “cosa viene dopo” si arriva alla solita foto sotto l’albero. Quella da mostrare in ufficio, agli amici, ai parenti lontani. Il bambino con lo sguardo confuso e leggermente contrariato per la fine dei 20 regali da scartare, circondato da chili di plastica colorata sotto forma di bamboline, pupazzetti, camioncini, aeroplanini, trenini a vapore (che non ha mai visto in realtà), i quali andranno a raggiungere il resto del campionario presente nella sua cameretta divenuta ormai un vero magazzino, uno scantinato degno solo di un negozio di giocattoli.

Ho assistito a questa scena e mi creda che ho sofferto molto. Mi faceva una pena perché il soggetto non era il bambino, ma l’ostentazione di parenti e amici nel grondare opulenza a piene mani sull’innocenza del piccolo. Nessuno, ma proprio nessuno dei presenti si è messo a giocare con lui. Nessuno ha voluto per un momento rivivere la gioia di essere un bambino insieme ad un altro vero bambino. Solo applausi ad ogni regalo aperto e risate sulle sue varie espressioni di stupore. Finito lo scatto, dopo mille suggerimenti, cinguettii e richiami vari per attirare la sua attenzione, si sono tutti diretti al tavolo imbandito ed hanno iniziato a gozzovigliare. E quando il piccolo, stufo di sentirsi solo tra tanta bella plastica colorata, ha iniziato, giustamente, a protestare frignando e mugolando…. la risposta a questo suo richiamo d’attenzione è stata: “ma cosa vuoi? Non vedi quanti bei giocattoli hai ricevuto da tutti noi? Sta buono, gioca e lasciaci mangiare in santa pace almeno a Natale”.
Purtroppo ho avuto un’educazione pari a quella di un ufficiale prussiano e non ho reagito nel modo che si converrebbe con gente e genitori simili, ovvero pesanti calci nel sedere come li impartirebbe un grezzo scaricatore portuale.

Mi sono alzato dal posto a tavola e mi sono messo a terra per giocare con lui. “Ma no! Cosa fai! È solo un viziato rompiscatole! Lascia stare, poi gli passa. Ma proprio tu con la tua schiena rotta…” Anche gli ufficiali prussiani hanno un break-point, un punto di rottura. Benché questo sia piuttosto alto, quella massa di imbecilli l’avevano superato da un bel pezzo. Con uno sguardo che avrebbe messo a cuccia un pitbull infuriato , li ho guardati in faccia. Hanno capito immediatamente che avrei voluto dire: “Più che la schiena rotta, ora di rotto sono i miei….² Quindi mi son messo a giocare con lui. Prima però ho fatto spazio ammassando di lato la mole di plastica colorata, ho tirato fuori una moneta e gli ho insegnato a farla roteare sul pavimento. Una manovra semplice per noi adulti, ben più complessa per un bambino. Ma lui rideva a crepapelle nel vedere come roteava il soldino. Allo stesso tempo si impegnava con le sue manine a scoprire nuovi movimenti. Piccole scoperte, piccole conquiste nel riuscire a controllare e ottenere nuovi risultati. Il più bel regalo di quel Natale che entrambi potevamo ricevere . Finalmente aveva un adulto che giocasse con lui. Io mi son divertito a vedere quelle piccole dita che cercavano di muoversi correttamente al fine di far girare la monetina. Parenti e amici guardavano stupiti quella strana coppia che rideva e giocava avendo tra loro più di cinquant’anni di differenza. La plastica colorata, grondante di opulente consumismo indotto dai media e dalla pubblicità, giaceva in un angolo. Vinta, sconfitta, sbaragliata da una semplice monetina e da due esseri umani che, in quel magico momento, erano divenuti due bambini di età diverse.
Un antico insieme di bambini e adulti che se vi ricordate, fino a poco tempo fa, si chiamava famiglia.
Riscopriamola, riviviamola ogni giorno con le difficolta’ e le gioie che essa comporta, ma se affrontate e godute insieme consolidano quella cellula fondamentale di ogni civilta’.

 

Paolo Maria Buonsante
Grafico e Tecnico pubblicitario

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