Il turismo come opportunità

Massimiliano Fanni Canelles
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Cambiare vita significa abbandonare le vecchie abitudini ed intraprendere una nuova strada. Un’esperienza all’estero, con l’opportunità di rendersi utili agli altri, rappresenta certamente una strada da prendere in considerazione, soprattutto se si apprezza l’importanza del dare, piuttosto che del ricevere.
Il turismo solidale può rivelarsi propedeutico al volontariato all’estero, ma anche a diverse esperienze professionali, come l’attività di giornalista, la carriera diplomatica, l’imprenditoria e la cooperazione nei Paesi in via di sviluppo. Di pari rilievo è anche la possibilità di elaborare una propria opinione della realtà nei Paesi in via di sviluppo e poter, quindi, analizzare con maggior senso critico le informazioni filtrate dalle televisione.
Nel corso degli anni Novanta, in Italia, come nel resto d’Europa e in altri paesi, si intensificarono la riflessione e il dibattito sul turismo, cioè sulla reale capacità di questo grande fenomeno economico e sociale di contribuire allo sviluppo dei paesi del sud del mondo, cui veniva presentato come una grande opportunità di crescita e di sviluppo. In effetti, in tanti paesi asiatici, africani e dell’America Latina, ormai da anni i flussi turistici aumentano costantemente, grazie alla netta riduzione dei costi dei voli, alla crescita della domanda ed agli investimenti compiuti da imprese turistiche multinazionali o comunque appartenenti al nord del mondo, che realizzano villaggi ed alberghi, mentre le autorità nazionali costruiscono aeroporti, porti, strade e altre infrastrutture e spesso creano anche le condizioni normative, fiscali e amministrative per facilitare gli investimenti.
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Ma il turismo porta davvero sviluppo? Sì e no. Certo, offre opportunità di lavoro e anche di avvio di attività complementari, ma il business resta in genere saldamente nelle mani degli investitori esteri.
E, parallelamente, anche se non sempre e non ovunque, si generano nelle località turistiche del sud del mondo altri fenomeni preoccupanti, quali l’abbandono delle attività tradizionali, lo scempio ambientale, lo svilimento delle culture locali, l’insorgere di tensioni fra abitanti e turisti, il diffondersi della droga, della microcriminalità, della prostituzione anche minorile. In rapporto al costo di un viaggio, al territorio di destinazione resta attorno al 20%. Il resto è distribuito fra l’agenzia di viaggio dettagliante che vende il viaggio, il tour operator che lo produce, il vettore aereo, la società proprietaria del resort, l’assicurazione, il servizio di accompagnamento, a volte persino il trasporto locale e molto spesso l’acquisto dei generi alimentari per il ristorante del resort o dell’albergo.
Si tratta del fenomeno chiamato leakage, cioè la perdita di ricavo, che torna al nord. Studiosi del turismo, ONG, sociologi, economisti, qualche giornalista, cominciarono a discutere di turismo e ad elaborare ipotesi e modelli alternativi rispetto alla realtà che si è affermata e consolidata negli anni. Tra le motivazioni principali che spingono i ragazzi a partecipare ad iniziative solidali all’estero si segnala, in primo luogo, il bisogno di sentirsi parte di un gruppo (21%), di condividere, cioè, un’esperienza importante, di cui andare fieri con i propri coetanei. Seguono lo spirito di solidarietà verso gli altri e la gratificazione procurata dal sentirsi utili (16%), i desideri di sentirsi impegnati in progetti nobili e di auto-realizzazione (13%) e, infine, il proposito di impiegare il proprio tempo in attività alternative e costruttive (13%).
Quello che ne deriva sempre e comunque è la percezione di arricchire la propria crescita e, in generale, la propria vita, acquisendo nuove competenze, capacità relazionali, conoscenze tematiche, eventualmente spendibili sul mercato del lavoro. Insomma, fare del bene facendosi del bene.

Massimiliano Fanni Canelles
twitter: @fannicanelles
sito: www.fannicanelles.it

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