Il “sostegno” dei disabili

a cura di Ivana Milic

La condizione umana dei disabili psichici e fisici è unica e complessa. Nella società contemporanea il tema della disabilità implica una serie di nodi problematici di ordine politico, culturale e sociale di enorme attualità. Le leggi in materia che tutelano il disabile, tra le fondamentali citerei la legge quadro n. 104/92 (“Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” pubblicata in G. U. 17 febbraio 1992, n. 39) e la legge 162/98 (“Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave” pubblicata nella G.U. n. 123 del 29 maggio 1998), sottolineano soprattutto l’importanza del sostegno verso i disabili stessi e verso le loro famiglia. Il quesito che pongo è “Come viene espresso tale sostegno e quali aspetti sociali scaturiscono da tale garanzia?”

Ritengo utile sottolineare alcuni principi e diritti espressi dalle leggi in vigore. La legge quadro è stata emanata per l’assistenza, l’integrazione sociale e per garantire quei diritti essenziali alle persone disabili. E’ una legge di “principi fondamentali” e di “riforma economica sociale”, che si propone il passaggio dalle logiche assistenzialistiche a una carta dei diritti. Tra le linee guida che ispirano la legge possiamo citare l’inserimento e l’integrazione sociale, gli interventi per la rimozione degli ostacoli che impediscono la partecipazione alla vita della collettività. Seguono anche una serie di norme riguardanti il diritto all’educazione, all’istruzione e all’integrazione scolastica. Viene inoltre previsto anche il sevizio di aiuto personale, diretto a chi risente ai una grave limitazione dell’autonomia personale. Tale legge è costellata da “facoltà” e non di “obblighi”. La legge 162/98 apporta alcune modifiche alla precedente, introducendo più incisive misure di sostegno per le persone con handicap grave. Le Regioni hanno il compito di programmare interventi specifici intesi come prestazioni integrative degli interventi realizzati dagli enti locali, nonché di disciplinare le modalità di realizzazione di programmi di aiuto alle persone.

Nella realtà quotidiana a ogni persona disabile dovrebbe essere garantita una serie di servizi e interventi che vadano ad agevolare quelle attività necessarie per raggiungere il pieno sviluppo psico-fisico, in quanto devono godere gli stessi diritti delle altre persone. Osservando la realtà lavorativa, direi che nella maggior parte dei casi, o quasi sempre, è la famiglia quella che maggiormente si impegna per tale scopo. Infatti spesso nei dibattiti si parla di supportare non solo il disabile, ma garantire sempre un maggiore sostegno alle famiglie, che ogni giorno si fanno carico di un impegno spesso molto difficile e logorante. Così la famiglia assume un ruolo di centralità che deve essere sempre più supportato da servizi e interventi socio-educativi-assistenziali. Mi riferisco a un sempre più attivo e presente lavoro di rete tra più soggetti, formali e informali. Questi devono, assieme al disabile, dove è possibile, progettare un appropriato “progetto di vita”, coinvolgendo diverse istituzioni come la scuola, i servizi socio-assistenziali, i servizi educativi, i centri diurni di sostegno. In tale modo ogni disabile, portatore della propria ricchezza, può essere una importante fonte di arricchimento e risorsa indispensabile per il suo vivere.

Durante infanzia e l’adolescenza, la scuola è il soggetto formale che maggiormente e quotidianamente entra in contatto con le famiglie dei disabili, infatti questo rapporto deve essere maggiormente supportato proprio perché, ai disabili e alle loro famiglie, vengano garantiti quei diritti fondamentali tanto propagandati già da decenni.

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