150.000 morti per mancata comunicazione?

Di ora in ora le notizie arrivavano con terrificanti cifre sui morti causati dalla tremenda ondata che ha sconvolto l’Asia. Prima 30 mila, poi 50, fino a raggiungere la cifra terrificante di 150 mila. La cronaca straziante di questi giorni la si conosce bene. Tutto il mondo si è unito in un’affannosa corsa per inviare aiuti alle popolazioni. Resta lo stesso un “qualcosa di poco chiaro” o, per meglio dire, “un qualcosa” che forse non è stato spiegato bene e, di conseguenza, parecchie persone non lo hanno ancora capito. In queste righe vediamo di spiegare queste “perplessità”.

La tragedia è nata da un fortissimo maremoto del 9 grado della scala Richter, scatenatosi nei fondali oceanici indiani. Per comprendere il significato di un valore 9, vi invitiamo a leggere quanto segue.

I terremoti di cui è stata calcolata la magnitudo in questo secolo non hanno mai superato il valore 8.9 raggiunto nel 1933 in occasione del terremoto di Sanriku (Giappone) a seguito del quale ci furono circa 3000 vittime.

Il terremoto di Messina del 1908 (in occasione del quale ci furono circa 90.000 vittime) ha avuto una magnitudo di 7.2, mentre il terremoto irpino del 1980 (3000 vittime) ha avuto una magnitudo 6.9.

LA SCALA RICHTER
0 – Sisma molto lieve
2,53 – Scossa avvertita solo nelle immediate vicinanze
4 – Può causare forti danni localmente
5 – L’energia sprigionata e’ pari a quella della bomba atomica lanciata su Hiroshima nel 1945
6 – Sisma distruttivo in un’area ristretta 10 Km di raggio
7 – Sisma distruttivo in un’area di oltre 30 Km di raggio
7 – 8 – Grande terremoto distruttivo magnitudo del terremoto di S. Francisco del 1906
8,4 – Vicino al massimo noto energia sprigionata dalle scosse 2 x 1025 ergs
8,6 – Massimo valore di magnitudo noto, osservato tra il 1900 e il 1950, l’energia prodotta dal sisma è tre milioni di volte superiore a quella della prima bomba atomica lanciata su Hiroshima nel 1945. (Fonte internet VV.FF.)

E’ comprensibile che un fenomeno di questa gravità sia letto immediatamente da tutti i centri simologici del mondo. Trattandosi di un maremoto, tutti gli sismologi sanno pure che la formazione di un’onda anomala (Tzunami) è una conseguenza quasi inevitabile.

Ora per semplificare al massimo l’accaduto, immaginate di gettare una pietra in uno stagno creando, in scala ridotta, una serie di onde anomale. Queste si dirigeranno circolarmente verso le sponde dello stagno ad una velocità e con una forza proporzionata al peso del sasso gettato. Vedrete che queste onde non arrivano immediatamente ai bordi dello stagno, ma impiegano un certo periodo di tempo. Ed ecco la perplessità, la non chiarezza del disastroso risultato che ha causato tutte quelle vittime.
La prima onda anomala ha raggiunto le coste più vicine all’epicentro del maremoto nel tempo di un’ora. Le sponde più lontane dell’India sono state sconvolte dallo “Tzunami” ben 8 ore dopo.

La domanda è persino atrocemente banale. Come mai nessun centro sismologico ha messo in allarme quelle povere genti avvertendole che tra meno di un’ora (o entro 8 ore) sarebbero rimasti vittime di un’onda anomala? Sarebbe bastato sospendere la normale programmazione radiofonica per dare un annuncio di vitale importanza. Non lo avrebbero sentito tutti, ma chi non ascoltava la radio vedendo delle persone scappare verso l’interno… forse avrebbe potuto chiedere: “Cosa succede?” In un’ora di tempo non si ha un largo margine per raccogliere tutti i beni di famiglia, caricarli su un carro e scappare… ma salvare almeno la vita dei loro figli, quello sì.

Non parliamo dei turisti che ormai portano con se lo stretto indispensabile come lo spazzolino da denti e il cellulare. orse non sarebbe servito a molto… però qualche vittima in meno ci sarebbe stata di certo. Anche una sola persona o un solo bambino, per il mondo della comunicazione globalizzata dove gli sms pubblicitari o il risultato della partita o altre menate del genere abbondano, sarebbe stato un risultato decisamente positivo e il mondo sarebbe stato veramente “tutto intorno a te” non solo a livello di slogan pubblicitario.

 

Paolo Maria Buonsante
Grafico e Tecnico pubblicitario

Rispondi